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Serie C: Cosa nostra in curva Palermo: 20 arresti

A Palermo i vertici della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio volevano controllare i contrasti fra gruppi ultrà per evitare scontri all’interno dello stadio, da un lato dannosi per lo svolgimento delle gare e dall’altro fonte di possibili difficoltà per uno storico capo ultrà rosanero, elemento di contatto tra la cosca e il mondo del tifo organizzato cittadino. È quanto emerso da un’inchiesta dei carabinieri, coordinata dalla Dda, che oggi ha portato a 20 arresti.

Secondo gli investigatori, “le indagini hanno delineato un significativo quadro di rapporti fra le tifoserie calcistiche palermitane e Cosa nostra” e “non è emerso, però, alcun coinvolgimento della società che gestisce la squadra”. Lo stadio Barbera ricade nel territorio di confine fra i mandamenti mafiosi di Resuttana e San Lorenzo-Tommaso Natale, ma i vertici della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio hanno mostrato “un pressante interesse affinché i contrasti fra gruppi ultras organizzati del Palermo fossero regolati secondo le loro direttive”. (Fonte: La Gazzetta dello Sport)

Di seguito il comunicato ufficiale sul sito del Palermo FC:

“In relazione ai rapporti tra esponenti della criminalità organizzata e sedicenti ultras del Palermo, come emerso dall’operazione “Resilienza” condotta dai Carabinieri il 13 ottobre a Palermo, la società Palermo F.C. condanna duramente ed incontrovertibilmente ogni condotta criminale, anche e ancor più ove collegata allo Stadio Renzo Barbera e alle attività della squadra rosanero, beni che concorrono a contraddistinguere la municipalità e la cittadinanza, portatori di valori sani quale quello della legalità. Per tale motivo la Società ha già dato mandato ai propri legali di valutare la costituzione di parte civile ed ogni utile iniziativa in tutte le sedi opportune.”