Ersid Pllumbaj ha ufficializzato il suo definitivo addio al calcio. Attaccante albanese classe 1989, cresciuto nel settore giovanile del Novara ha poi vestito le maglie di Cerano, Borgopal, Gattinara, Omegna, Ivrea, Ascona (Svizzera), Milano City, Pro Patria, Arzignano, Crema e Legnano.
Il calvario di Ersid comincia ormai tre anni fa quando il suo fisico gli ha lanciato dei segnali non positivi. Tanti infortuni, operazioni e poi la sindrome di Dunbar, una malattia rara che riguarda il tripode celiaco, un voluminoso ramo arterioso. Una malattia che lo ha tenuto fermo praticamente dal periodo iniziale della pandemia.
Ecco la sua lettera d’addio sui propri canali social:
“Oggi per me è una giornata difficile, scrivere queste righe e aprirmi mi costa tanto. Mai avrei pensato che questa decisione sarebbe arrivata così in fretta. A 29 anni mi sentivo invincibile su quel rettangolo verde, correvo per 90 minuti senza sentire la fatica. Il calcio è sempre stato la mia vita, poi ad un tratto ti crolla il mondo addosso. Inizi a stare male, non avere le forze di stare in piedi. Inizi a girare gli ospedali del nord Italia per capire cosa hai che non va nel tuo copro e ogni giorno che passa senti una diagnosi diversa. Tutti crollerebbero ma per fortuna ho avuto affianco le persone che mi vogliono bene e mi hanno sostenuto sempre. E la forza più grande è arrivata l’ultimo anno con l’arrivo della nascita di mio figlio, chissà se un giorno proseguirà dove io sono stato costretto a lasciare. Quello che ho passato in questi 3 anni in pochi sanno, tanti esami e ricoveri, un operazione. Il mio unico pensiero era quello di tornare in campo, sempre. Dopo gli ultimi esami e consulte con vari specialisti arriva la decisone finale: niente più calcio“.
Ero poco più di un bambino, da lì in poi hai fatto parte della mia vita in maniera totale – ha continuato Ersid Pllumbaj. “Mi hai dato la possibilità di crescere come uomo, girare tanti posti e conoscere persone con culture e percorsi di vita differenti dal mio, costruire amicizie vere e durature nel tempo. Mi hai fatto gioire, entusiasmare tanto, ma allo stesso tempo cadere e piangere. Sei stato più di un semplice sport, ti ho amato alla follia e continuerò a farlo in un altra forma. Ti devo tanto, oggi più che in passato. È stato un viaggio che non dimenticherò mai. Il coraggio che oggi mi porta a scrivere questo post e grazie a te, ma la felicità di averti vissuto pienamente lo è ancora di più“.
Grazie a tutte le società calcistiche, dai presidenti, direttori sportivi, a tutti i miei allenatori che ho avuto in carriera, magazzinieri, fisioterapisti, grazie a tutti i miei compagni che ho incontrato nella mia ‘carriera’. È stato un onore e piacere lottare, ridere, scherzare con voi. Ho sempre dato il 1000% quando sono sceso in campo e lo rifarei altrettante volte. Infine grazie a tutti i tifosi che mi hanno sempre sostenuto da tutto il mondo. Grazie ai miei genitori che dall’età di 4 anni non mi hanno mai fatto mancare niente e mi hanno sostenuto sempre nel inseguire i miei sogni, a mia sorella, la mia ragazza, ai miei amici, che mi hanno costantemente supportato in questo percorso non sempre in discesa, siete stati magnifici con me. In ultimo grazie a te, Calcio, per esserti fatto amare così tanto da me, resterai in eterno parte integrante della mia vita.”