Sei anni in maglia gialloblù assolutamente indimenticabili prima della decisione di appendere gli scarpini al chiodo e intraprendere un’avventura importante per il proprio futuro. Luca Cremona ha appena concluso la sua ultima stagione da calciatore ed è pronto a tuffarsi in una nuova esperienza sempre con il gialloblù della Fermana cucito addosso.
Luca, una carriera da calciatore importante conclusa. Cosa resta di un percorso intenso come quello che hai vissuto?
“Le sensazioni sono tante. L’infortunio avuto mi ha fatto pensare molto a quello che avrei fatto perché addirittura si parlava di dover prima di tutto tornare a camminare. Ho passato un periodo molto duro ma non volevo assolutamente chiudere in quel modo: volevo tornare a calcare il campo di gioco. Con tutti i limiti che ci potevano essere, chiudere una carriera con un infortunio non era nelle mie intenzioni. Ho fatto quest’annata pensando già a quello che poteva essere e guardando al mio futuro. Lo scorso anno mi ero iscritto a scuola per ottenere la maturità, un percorso che avevo interrotto anni fa; ho fatto questo passo per me, per la mia famiglia e anche per il mio futuro professionale”.
Una carriera intensa che si chiude, con gli ultimi sei anni alla Fermana. Che stagioni sono state?
“Beh, un percorso incredibile quello con la Fermana. Il primo anno con Jaconi è stato l’inizio di tutto: con il gruppo già presente in quella rosa ci siamo conosciuti e abbiamo anche sofferto il giusto. Poi con Destro siamo riusciti a tirarci fuori da una situazione brutta, arrivare ai playoff di Fano è stato fantastico. Da li è cambiato tutto, si è creato uno spirito che è sempre rimasto fedele e ben presente in quel gruppo. Poi con il passare degli anni, a quella struttura, ognuno ha posto il proprio mattoncino per costruire quella Fermana che è ora. Un gruppo e una società solida, che non fa mai passo più lungo della gamba e capace di regalare grandi soddisfazioni”.
Quale consideri il momento più alto di questa esperienza?
“Direi quelle gare in vetta alla classifica di Serie C. Pur non avendo i mezzi di altre piazze, abbiamo sempre tirato fuori il massimo. Siamo stati davanti, abbiamo fatto i playoff, disputato per quattro anni la Serie C e la prossima sarà la quinta di fila. Sono cose importanti che non si raggiungono per caso. Un percorso straordinario in primis del patron Maurizio Vecchiola, del presidente Umberto Simoni, dell’intera società, a partire dai direttori Fabio Massimo Conti e Massimo Andreatini ma anche a tutti coloro che lavorano quotidianamente con grande spirito di sacrificio”.
E i tifosi che ruolo hanno avuto?
“Meritano un discorso a parte perché Fermo sa darti qualcosa di unico. Il tifoso fermano chiede che chi scende in campo lo faccia dando il massimo, fino all’ultima goccia di sudore. Ma loro sono incredibili anche nei momenti in cui le cose non andavano bene, hanno saputo darci la sveglia e sono stati spesso determinanti”.
Quali sono le gare che non potrai mai dimenticare?
“Ce ne sono diverse. Penso ai match con il San Nicolò e con la Vastese in Serie D, nell’anno della vittoria: con quelle prestazioni abbiamo messo in chiaro che non ce n’era per nessuno. Ma poi lo scontro diretto con il Matelica con la rimonta nella ripresa o anche il gol di Ferrante contro la Vis Pesaro, con lo stadio che esplode. In quel modo abbiamo detto a tutti che non ce n’era per nessuno. Con quel gruppo si era creato qualcosa di incredibile: l’intesa con Hernan Molinari, nata fin dalla prima partita con l’Amitermina in trasferta, ma anche tutti gli altri come Pedro, il capitano Comotto, Urbinati, D’Angelo, Misin, Forò e Ferrante. Cito questi ma l’elenco sarebbe lunghissimo perché quei ricordi non svaniscono”.
Hai qualche gol o qualche immagine ben impressa nella mente?
“Dico al volo al vittoria con la Samb, in quella gara giocata praticamente in due giorni e a quel gol che per le statistiche non mi è stato assegnato ma che sento mio e al raddoppio di Ilario Iotti in contropiede. Quella gara ci ha fatto capire realmente che eravamo in Serie C, in quella categoria che avevamo voluto a tutti i costi. Poi tutte le vittorie contro squadre più blasonate e ricche di noi: abbiamo sempre dato oltre le nostre possibilità per dimostrate di essere al loro stesso livello. Anche se erano più attrezzati ed esperti noi eravamo un corpo unico, disposto a tutto”.
E il gol che non puoi dimenticare?
“Non ce n’è uno solo, per fortuna. Discorso a parte quelli in rovesciata: in quei casi ci provi e devo dire che mi è andata bene. Forse in D dico quello con il Matelica: ricordo la pesantezza della palla e il boato della gente, quella gioia incredibile, era tutto perfetto. Ma anche quello con la Vis Pesaro e quelli di Vasto: anche li era un momento cruciale. Poi ci sono gol che si ricordano meno come la doppietta contro l’Avezzano o quello, dopo appena sette secondi, contro l’Amitermina. Hanno tutti in comune la bellezza di essere l’apice del lavoro fatto in settimana. Ma ho sempre pensato a portare a casa punti: preferivo non fare gol se questo significava portare a a casa quel maledetto risultato”.
Si chiude una porta e si apre una nuova possibilità. Farai parte dello staff tecnico, occupandoti dell’area scouting. Quali sensazioni a riguardo?
“Ringrazio di cuore per questa opportunità. Non è affatto scontato che quando si decide di smettere, trovi immediatamente l’opportunità di fare una grande esperienza come questa. Il mio grazie va al Presidente, al Patron e al Direttore Conti che hanno mostrato grande fiducia in me. E’ un’esperienza che approccio come quando mi allenavo: darò il 200% ogni giorno e in ogni momento. Lo sto già facendo, seguendo molte gare di giovanili e non solo, attenendomi alle linee guida della società. Iniziamo così e poi vedremo cosa porterà con sé questa nuova fase della mia vita. Ho conosciuto mister Domizzi lunedì e ho visto grandissima voglia, entusiasmo e la grande capacità di trasmetterlo a chi gli sta intorno. Vediamo cosa succederà, mi sto aggiornando e sto vedendo molte partite per fare al meglio quanto mi è stato chiesto”.