“Ho avuto problemi economici importanti che mi hanno spinto a chiedere soldi in prestito a persone poco raccomandabili: ero veramente preoccupato perché non sapevo come saldare i miei debiti». Prima di confessare le sue responsabilità dinanzi alla giustizia sportiva (seguito poi da altri compagni di squadra) Antonio Giulio Picci, 35 anni, calciatore, ha voluto spiegare ai giudici — così come riportato dalla Gazzetta del Mezzogiorno — la motivazione dei suoi comportamenti, ovvero la combine per la partita di serie D Picerno-Bitonto del 5 maggio 2019. Una combine che in primo grado gli è costata una squalifica di un anno e 8 mesi, cioè la fine della carriera per chi di anni ne ha già compiuti 35.
Il successo sul web Pur giocando prevalentemente nelle serie minori (se si esclude una parentesi nel Brescia in serie B nel 2012-13), Picci è un volto conosciuto per gli amanti del calcio. Grazie a un’intervista dello scorso autunno, rilasciata alla tv pugliese Telesveva dopo un gol in rovesciata, diventata supercliccata sul web. Nello scorso campionato Picci ha giocato nella Vigor Trani, squadra di Eccellenza, e il gol diventato famoso è stato realizzato nel successo in rimonta sul Gallipoli: un’acrobazia che ai tifosi tranesi ha ricordato la famosa rovesciata di Cristiano Ronaldo ai tempi del Real Madrid contro la Juventus in Champions League. «Sono felice perché so quello che ho passato — le dichiarazioni entusiastiche di allora — due mesi fa non mi voleva nessuno, neanche mia madre a casa». Il rilancio su alcune pagine Instagram tra le più popolari rese il video subito diffusissimo tra i tifosi. «Ho dimostrato di essere il più forte, su questo non ci sono dubbi. Il gol che ho segnato non si vede neanche in serie C o in serie D. Sfido chiunque a dimostrare il contrario».
La partita combinata per 25mila euro Qualche mese prima, quando non lo voleva «neanche sua madre», Picci aveva terminato il campionato in serie D con il Bitonto. L’ultima partita di quel torneo venne giocata sul campo neutro di Rionero in Vulture, contro il Picerno che al termine di quei 90 minuti avrebbe festeggiato la prima storica promozione in C. Proprio grazie alla vittoria sul Bitonto: se avesse perso, il Cerignola avrebbe raggiunto in vetta alla classifica i lucani. Fu il compagno di squadra Michele Anaclerio — secondo la confessione di Picci — a prospettare la possibilità di un premio da parte del Picerno. Anaclerio non poteva sapere che Picci aveva il telefono sotto controllo, non come indagato ma come possibile persona offesa: la pm di Bari Bruna Manganelli stava infatti indagando su un giro di usura. Da lì sono partite le indagini dei finanzieri del Nucleo operativo metropolitano di Bari che nelle scorse settimane sono state chiuse con l’accusa di concorso in frode sportiva: nell’elenco degli indagati figurano, oltre a Picci e Anaclerio, altri 4 calciatori del Bitonto, il ds e il team manager del club. Secondo l’accusa, quella partita è stata venduta da alcuni calciatori del Bitonto per 25mila euro. Con il telefono sotto controllo, a nulla sono valse le cautele dei calciatori coinvolti, tutti concordi nello stare «muti sui social, su whatsapp, sui gruppi». E quindi il ringraziamento di Picci (che il martedì successivo alla gara avrebbe dovuto restituire il suo prestito) al compagno di squadra per i soldi ricevuti — «grande Micky, grande, mi hai salvato! Come al pane mi servono» — è trascritto nelle carte.
La squalifica e la retrocessione Carte che sono state passate alla procura della Figc. E, dopo i deferimenti, la giustizia sportiva lo scorso 31 agosto ha emesso il verdetto di primo grado (nei prossimi gorni è previsto l’appello): Picerno retrocesso all’ultimo posto in classifica del campionato di serie C 2019-2020, quindi retrocesso in D, e Bitonto penalizzato di 5 punti nella stessa stagione (con conseguente promozione in C del Foggia) per responsabilità oggettiva. Cui si aggiungono due anni di squalifica per Anaclerio, un anno e otto mesi di squalifica per Picci, un anno per i calciatori Daniele Fiorentino e Onofrio Turitto, un anno e otto mesi per i calciatori Giovanni Montrone e Francesco Patierno (tutti del Bitonto, quest’ultimo anche cannoniere del campionato 2019-20, con 20 reti decisive per il primo posto, poi annullato, del Bitonto); più quattro anni di inibizione, oltre all’ammenda di 50mila euro, per il dirigente Vincenzo De Santis (ds del Potenza che avrebbe secondo l’accusa fatto da intermediario nella vicenda), quattro anni di inibizione per Nicola De Santis (dg del Bitonto, all’epoca calciatore del club) e quattro anni di inibizione anche per il ds del Picerno Vincenzo Mitro. (Da Corriere della Sera)