“In questi giorni ho riflettuto molto sulla proposta del presidente Giove, mi sono isolato evitando di rispondere a telefonate e messaggi per non lasciarmi influenzare, e per questo mi scuso. È inutile sottolineare quanto sia difficile lavorare in una piazza come Taranto specie da tarantino. Ho accettato questo incarico con entusiasmo e con la consapevolezza che potremo commettere degli errori, ma solo chi lavora sbaglia. In questi anni è cambiato il mio percorso mentale e ho capito che fare calcio in certi ambienti c’è bisogno di tempo ed esperienza. Non nascondo che prima di accettare Taranto ho rifiutato sei club e quando ho parlato con il presidente Giove ho pensato che fosse il momento giusto per offrirgli il mio contributo, anche se il momento storico che vive la città, a livello sportivo, non è dei migliori. Ci tengo a sottolineare che mi è stata garantita l’autonomia totale dal punto di vista tecnico, altrimenti non avrei accettato. Che tipo di squadra allestiremo? Vincere non è mai facile. Cercheremo di essere competitivi e aggressivi, la nostra squadra deve rispecchiare la voglia e la determinazione di una piazza stanca della Serie D e di tante stagioni negative. Laterza? Per me non è mai stato un ostacolo, mi sono bastati cinque minuti per capire che avremmo potuto lavorare insieme. Per quanto mi riguarda, voglio essere valutato per quello che farò, non per il passato. Cercherò di non commettere vecchi errori evitando di lasciarmi coinvolgere emotivamente. Voglio spendere le energie solo per allestire una squadra che rispecchi il blasone e l’importanza di una città come Taranto. Sono onorato di aver avuto un contratto pluriennale senza nemmeno badare alle cifre, perché non mi interessa l’aspetto economico. Il mio obiettivo è creare un patrimonio per il Taranto individuando calciatori giovani e interessanti che un domani possano creare plusvalenze: lo prendo a un euro, lo vendo a cento. Nel calcio post Covid dovremo essere bravi a spendere per quei calciatori disposti a sacrificarsi sapendo di venire a giocare in una piazza tosta. Della vecchia rosa, quattro o cinque elementi possono fare al caso nostro, altri no. Se chi c’era ha dei costi superiori a quello che vale, allora non è per noi. Bisogna spendere il giusto e chi deve indossare la maglia rossoblu deve essere contento di farlo. Prima di partire per il ritiro estivo dovremo aver completato la rosa completa al 70/80% per permettere all’allenatore di lavorare con lo zoccolo duro. Il mio obiettivo è quello di abbassare l’età media, anche se 3/4 elementi ultra trentenni ci serviranno per la loro esperienza. Ferrara? È uno di quei calciatori che meriterebbe il salto di qualità: se arriveranno offerte di categoria superiore non gli tarperemo le ali. In caso contrario, se sarà congeniale al gioco del tecnico rimarrà e sarà protagonista. Genchi? È sempre stato un calciatore forte, ma mai leader. A Taranto si è consacrato e per lui ho un debole, ma resterà solo se l’allenatore lo riterrà opportuno. Anche se è un mio pupillo, non vuol dire che resterà.