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«Sei una femmina, non puoi arbitrare»: 10 giornate di squalifica al giocatore per l’insulto sessista

Fuori dal campo per dieci giornate. Questo il verdetto della Figc/Lnd Umbria a carico di Adrian Florian Pistinciuc, l’attaccante della Real Avigliano, che al termine della partita con la Sangemini Sport, ha insultato l’arbitra Diletta Ciommei. «Al termine della gara – si legge del comunicato diramato dalla Figc a firma di Luigi Rapece – dopo aver stretto la mano all’arbitro in maniera sarcastica, proferiva al suo indirizzo reiterati insulti sessisti, dichiarando di vergognarsi del fatto che un arbitro donna potesse aver diretto una sua partita; nonostante i compagni di squadra cercassero di allontanarlo, proseguiva con gli insulti invitando la predetta a smettere di arbitrare in quanto il calcio non è per le donne».

La direttrice di gara, su Instagram, si è sfogata così: «Porto sia i tacchi che i tacchetti. Posso correre come un uomo. Posso far rispettare le regole a 22 persone contemporaneamente. Posso decidere se fischiare o meno. Posso farlo e so farlo. So farlo perché studio e mi alleno, e non perché sono uomo o donna».

Immediate le scuse della società all’indirizzo dell’arbitra Ciommei con la presa di distanza rispetto alle esternazioni di Pistinciuc. «Premesso che il giocatore ha sbagliato e che accettiamo in toto la decisione del Cru e le sue conseguenze – ha dichiarato il presidente della società Enrico Brunetti – alla luce del processo e della caccia alle streghe che si sta verificando, vorrei che il fatto venisse considerato soltanto come un insulto da parte di un giocatore al suo arbitro. Personalmente, considero l’arbitro un arbitro, a prescindere dal genere. Per questo, credo che un insulto all’arbitro dovrebbe essere considerato solo in quanto tale, senza processi che travalicano la situazione contingente. Di solito si tratta di eventi che si verificano a caldo, nella concitazione del momento, parole di cui magari ci si pente due minuti dopo averle dette, a prescindere dal sesso dell’arbitro a cui si sono rivolte. E’ giusto dunque che vengano stilati i rapporti e che siano presi i provvedimenti del caso, ma a prescindere dall’identità di genere dell’offeso».

fonte: ilgazzettino.it